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Santuario di San Michele di Mezzo

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In un mare di verde, in una posizione stupenda, con una strada asfaltata e panoramica, a 592 metri d'altezza, sui monti di Carpineto, nella zona Scarpa del Monte Torello, sorge, quasi tutto in pietra, arroccato ad un insediamento rupestre, il Santuario di San Michele di mezzo, del periodo normanno, dove si dice si rifugiò Papa Gregorio VII, ospite a Salerno di Roberto il Guiscardo e nel 1137 fu visitato da San Bernardo di Chiaravalle, in missione dal Principe Sanseverino. Il Papa vi si recò accompagnato dalla Corte del re e certamente ne rimase estasiato. Una lapide ne ricorda il passaggio.

San Michele di mezzo è su un rilievo rappresentato da grandi masse di terreni sedimentari carbonatici, caratterizzati dalla successione di dolomie, mentre la struttura geologica è di tipo monoclinalico, con immersione degli strati a nord e pendenze medie "intorno a 30 gradi". La natura dei litolipi in affioramento e la loro giacitura a reggipoggio non innescano problemi relativi alla stabilità generale del versante. La topografia risulta più o meno articolata.
Il culto di San Michele Arcangelo, molto diffuso dai Longobardi nel sec. IX, è ancora molto vivo, per cui il Santuario è meta continua di pellegrini, soprattutto il martedì in Albis. Lungo la strada, quattordici Edicole (rinnovate in ceramica - artista Santoriello - e vetro, per la bontà dei Lyons Club di Mercato San Severino con contributo comunale). Lucemai ed Edicole che però la mano dell'uomo sterminatore ha ancora una volta devastati.

Il Convento, sulle alture, tra Villa e Carpineto, è composto da tre celle (laure eremitiche), con altri accessori, era stato fondato dai Padri Agostiniani e fu soppresso il 12 marzo 1653. Attualmente il Santuario, anche grazie al sostanzioso contributo del Parco dei Picentini, è in ristrutturazione; negli ultimi anni, infatti, erano stati in molti a depredarlo e a sconsacrarlo.
Un ambiente quadrilatero, pareti di roccia e muratura, un altare con una edicola in maiolica della "Madonna col Bambino" del 1817; pitture a secco completamente deteriorate ed il sagrato che porta ad un secondo ambiente in zona sottana, con pianta semicircolare e una doppia rampa di scale con delle pitture raffiguranti Sant'ALfonso Maria de' Liguori del 1824 e Gregorio VII. Più in là una Natività calcificata dall'umidità. A destra si va in Chiesa (vi è un'entrata dal piazzale), a navata unica con un pavimento in maiolica, attuah-nente molto rovinato. Nel cuore roccioso, ("lam-e", il nome bizantino delle grotte naturali), vi è una grotta molto vasta con altri pregevoli affreschi e un accenno di altare. All'esterno, sul piazzale, vi fu una cisterna per la raccolta e la canalizzazione delle acque.

Il generale jannielli nel 1939 disegnò ed iniziò la costruzione di una strada rotabile - al posto del tratturo che portava fin su - portata a termine dal Sindaco dell'epoca Raffaele Maria Galdieri. L'ing. Prof. Sivieri ed altri notabili più volte hanno tentato la via del riconoscimento a Monumento nazionale del Santuario.
E' belvedere della Valle dell'Irno e dell'Agro Nocerino-Sarnese con una vista che spazia dal mar Tirreno del golfo di Salerno al Vesuvio ed al golfo di Napoli.
Il lunedì e il martedì in Albis migliaia di fedeli e di gitanti affollano la montagna e si rimpiange il tradizionale Volo degli Angeli e il "Ballo dell'Orso" che vivacizzavano le festività di San Michele al Monte.

Il Poeta Rocco Galdieri (Rambaldo) così lo ricorda in un pregevole Sonetto:
"In alto, in alto al monte, fra le algenti Rocce coverte da candor nivale, l'Eremo s'erge, e, col soffio dei venti, lotta e sfida la neve e il temporale.
Ne la piccola chiesa, li ornamenti, belli in un tempo, sono andati a male.
L'edera, da un crepaccio, a le dormenti Canne del vecchio e roso organo sale.
Fuori, che pace! In lontananza: il mare E il Vesuvio che fuma... Intorno: verde; giù, fra gli affiori, Penta, lieta, appare,
Oh! In questa pace, in questa pace bianca, dove, nei sogni, il rio dolor si perde, come riposerei l'Anima stanca"